Il significato della parola greco-bizantino nel dizionario di lingua russa Lopatina. Diffusione delle tradizioni spirituali greco-bizantine nella Rus'

GRECO-BIZANTINO

Greco-bizantino

Lopatin. Dizionario della lingua russa Lopatin. 2012

Vedi anche interpretazioni, sinonimi, significati della parola e cosa significa GREECO-BIZANTINO in russo nei dizionari, nelle enciclopedie e nei libri di consultazione:

  • GRECO-BIZANTINO pieno dizionario ortografico Lingua russa.
  • GRECO-BIZANTINO nel dizionario ortografico.
  • GRECO nel Grande Dizionario Enciclopedico:
    (Greco) Emilio (nato nel 1913) scultore italiano. Opere di arti plastiche decorative ritmicamente appuntite e squisitamente stilizzate ("Leah", ...
  • GIOCATORE DI SCACCHI DEL GRECO
    (Gioachino Greco) - famoso giocatore di scacchi italiano (1600-1634), scrisse un saggio teorico sul gioco degli scacchi nel 1626. Nuova ed. 1859 e...
  • ARTISTA GRECO nel Dizionario Enciclopedico di Brockhaus ed Euphron:
    (el-, El Greco) - vedi Theotocopouli...
  • GRECO nel Dizionario Enciclopedico Moderno:
    guarda El...
  • GRECO nel Dizionario Enciclopedico:
    guarda El...
  • GRECO nel Dizionario Enciclopedico:
    -... La prima parte di parole complesse con significato. Greco, ad es. Greco-latino,...
  • BIZANTINO nel Dizionario Enciclopedico:
    , Oh, oh. Relativo a Bisanzio - uno stato dei secoli IV-XV, formatosi dopo il crollo dell'Impero Romano. Arte bizantina. Bizantino...
  • GRECO nel grande dizionario enciclopedico russo:
    GREECO, vedi El Greco...
  • GRECO
    (Gioachino Greco) ? celebre scacchista italiano (1600-1634), scrisse un saggio teorico sul gioco degli scacchi nel 1626. Nuova ed. 1859 e...
  • BIZANTINO nel paradigma accentato completo secondo Zaliznyak:
    Bizantino, bizantino, bizantino, bizantino, bizantino, bizantino, bizantino, bizantino, bizantino, bizantino, bizantino, bizantino, bizantino, bizantino, bizantino, bizantino, bizantino, ...
  • BIZANTINO nel dizionario dei sinonimi della lingua russa.
  • BIZANTINO nel Nuovo Dizionario esplicativo della lingua russa di Efremova:
    agg. 1) Relativo a Bisanzio, ad esso associato. 2) Peculiare di Bisanzio, caratteristico di essa. 3) Appartenenza a Bisanzio. 4) Creato, fabbricato...
  • BIZANTINO nel Dizionario della lingua russa di Lopatin:
    Bizantino (da...
  • BIZANTINO nel dizionario ortografico completo della lingua russa:
    Bizantino (da...
  • BIZANTINO nel dizionario ortografico:
    Bizantino (da...
  • GRECO
    La prima parte di parole complesse con significato. Greco greco-latino, ...
  • BIZANTINO nel Dizionario della lingua russa di Ozhegov:
    relativo a Bisanzio - uno stato dei secoli IV-XV, formatosi dopo il crollo dell'impero romano ...
  • GRECO nel Moderno dizionario esplicativo, TSB:
    vedi El Greco. - (Greco) Emilio (n. 1913), scultore italiano. Opere di arte plastica decorativa ritmicamente appuntite e squisitamente stilizzate ("Leah", ...
  • BIZANTINO nel Dizionario esplicativo di Efraim:
    bizantino agg. 1) Relativo a Bisanzio, ad esso associato. 2) Peculiare di Bisanzio, caratteristico di essa. 3) Appartenenza a Bisanzio. 4) Creato...
  • BIZANTINO nel Nuovo Dizionario della Lingua Russa di Efremova:
  • BIZANTINO nel grande dizionario esplicativo moderno della lingua russa:
    agg. 1. Relativo a Bisanzio, ad esso associato. 2. Peculiare di Bisanzio, caratteristico di essa. 3. Appartenenza a Bisanzio. 4. Creato, prodotto...
  • TEODORO DI BIZANTINO
    Apri l'enciclopedia ortodossa "ALBERO". Teodoro di Bisanzio (+ 1795), martire. Memoria 17 febbraio (greco) Originario di Costantinopoli. Subìto …
  • STEFANO DI BIZANTINO V Enciclopedia ortodossa Albero:
    Apri l'enciclopedia ortodossa "ALBERO". Santo Stefano (VIII secolo), martire. Memoria 28 novembre. Santi Martiri Stefano, Basilio...
  • PAOLO BIZANTINO nell'albero dell'Enciclopedia Ortodossa:
    Apri l'enciclopedia ortodossa "ALBERO". Paolo di Bisanzio (+ ca. 270-275), martire. Memoria 3 giugno. Soffrito per...
  • LEONZIO DI BIZANTINO nel Dizionario Enciclopedico di Brockhaus ed Euphron:
    (Gerusalemme) (per luogo di nascita - bizantino, per luogo di residenza - Gerusalemme) - storico della chiesa ed ereseologo († intorno al 590). All'inizio …
  • Paganesimo GRECO-ROMANO nell'Enciclopedia Brockhaus ed Efron:
    ¬ 1) Animismo nel senso stretto del termine (culto delle anime). Dobbiamo riconoscere la fase più antica della religione greco-romana come quella destinata...
  • BISANZIO* nell'Enciclopedia Brockhaus ed Efron:
    Contenuto: Bisanzio? la colonia. ? Impero bizantino. ? Letteratura bizantina. ? Diritto bizantino. ? Arte bizantina. ? Moneta bizantina. Bisanzio...
  • EL GRECO nel dizionario Collier:
    (El Greco) (1541-1614 circa), artista spagnolo Origine greca, nacque nell'isola di Creta, che a quel tempo era sotto il dominio di Venezia; il suo …
  • SPA (MIELE, MELA, NOCE) nel Dizionario dei Riti e dei Sacramenti:
    TERME (14/1, 19/6, 29/16 agosto) Come promesso, senza trarre in inganno, il sole penetrava di primo mattino con una striscia obliqua di zafferano Dalla tenda al divano. ...
  • CATTEDRALE FERRARO-FIORENTINA nell'albero dell'Enciclopedia Ortodossa:
    Apri l'enciclopedia ortodossa "ALBERO". Concilio Ferraro-Firenze 1438 - 1445, - concilio della Chiesa d'Occidente, convocato da papa Eugenio IV in ...
  • UNIONE nell'albero dell'Enciclopedia Ortodossa:
    Apri l'enciclopedia ortodossa "ALBERO". Attenzione, questo articolo non è ancora finito e contiene solo una parte delle informazioni necessarie. Unione (chiesa; lat. unio ...
  • STEFAN DECANSKI nell'albero dell'Enciclopedia Ortodossa:
    Apri l'enciclopedia ortodossa "ALBERO". Stefan Uros III, Decani (1285 - 1331), re di Serbia, grande martire. Memoria…
  • L'INCONTRO DEL SIGNORE nell'albero dell'Enciclopedia Ortodossa:
    Apri l'enciclopedia ortodossa "ALBERO". La Presentazione del Signore, festa della Chiesa ortodossa, appartiene ai dodici. Celebrato il 2 febbraio. IN …
  • SPASSKY ANATOLY ALEKSEEVICH nell'albero dell'Enciclopedia Ortodossa:
    Apri l'enciclopedia ortodossa "ALBERO". Spassky Anatoly Alekseevich (1866-1916), professore all'Accademia teologica di Mosca nel Dipartimento di storia antica ...
  • DIVISIONE DELLE CHIESE nell'albero dell'Enciclopedia Ortodossa:
    Apri l'enciclopedia ortodossa "ALBERO". Attenzione, questo articolo non è ancora finito e contiene solo una parte delle informazioni necessarie. Chiesa cristiana, secondo...
  • LEBEDEV ALEXEY PETROVICH nell'albero dell'Enciclopedia Ortodossa:
    Apri l'enciclopedia ortodossa "ALBERO". Attenzione, questo articolo non è ancora finito e contiene solo una parte delle informazioni necessarie. Lebedev Aleksej Petrovich (...
  • IRINA-PIROSKA nell'albero dell'Enciclopedia Ortodossa:
    Apri l'enciclopedia ortodossa "ALBERO". Irina-Piroshka (Piroska), nello schema di Xenia (1088-1134), imperatrice, reverendo. Memoria…
  • GIUSEPPE (SEMASHKO) nell'albero dell'Enciclopedia Ortodossa:
    Apri l'enciclopedia ortodossa "ALBERO". Joseph (Semashko) (1798-1868), metropolita di Lituania e Vilna. Nel mondo Joseph Iosifovich...
  • UNIONE DI BREST nell'albero dell'Enciclopedia Ortodossa.
  • ROMANZO nel Repertorio dei personaggi e degli oggetti di culto della mitologia greca:
    I LEKAPINUS imperatore bizantino nel 920-945. 115 giugno 948 Roman proveniva dalla città di Lacapa nel tema Likand. ...
  • RUSSIA, SEZIONE MUSICA DA CHIESA (PERIODO PREISTORICO E ANTICO) nella Breve Enciclopedia Biografica.
  • RUSSIA, SEZIONE FILOLOGIA CLASSICA
    Nella Rus', il greco veniva imparato prima in entrambe le lingue antiche, e le opere scritte in questa lingua furono lette e tradotte per la prima volta...
  • RUSSIA, SEZIONE STORIA nella Breve Enciclopedia Biografica:
    L'argomento principale della scienza storica in Russia è il passato del paese natale, su cui si concentra il maggior numero di storici russi e ...
  • BOLOTOV VASILY VASILIEVICH nella Breve Enciclopedia Biografica:
    Bolotov, Vasily Vasilyevich, è un famoso storico della chiesa (nato il 31 dicembre 1853, morto il 5 aprile 1900). Il figlio di un diacono di Tver...
  • ANTONIO ZUBKO nella Breve Enciclopedia Biografica:
    Anthony Zubko, arcivescovo ortodosso di Minsk (1797 - 1884), bielorusso di origine, figlio di un sacerdote greco-uniate. Ha studiato al Seminario greco-uniato di Polotsk, a ...
  • REPUBBLICA SOCIALISTA FEDERALE SOVIETICA RUSSA, RSFSR in grande Enciclopedia sovietica, TSB.
  • MIKHAIL PSELL nella Grande Enciclopedia Sovietica, TSB:
    Psello (Michael Psellos), prima della tonsura - Costantino (1018, Costantinopoli, - circa 1078 o circa 1096), politico, scrittore, scienziato bizantino. ...
Arcangelo Michele e Manuele II Paleologo. 15 ° secolo Palazzo Ducale, Urbino, Italia / Bridgeman Images / Fotodom

1. Un paese chiamato Bisanzio non è mai esistito

Se i bizantini del VI, X o XIV secolo avessero sentito da noi che erano bizantini e che il loro paese si chiamava Bisanzio, la stragrande maggioranza di loro semplicemente non ci avrebbe capito. E quelli che capivano avrebbero deciso che volevamo lusingarli chiamandoli residenti della capitale, e anche in un linguaggio antiquato, che viene usato solo dagli scienziati che cercano di rendere il loro discorso il più raffinato possibile. Parte del dittico consolare di Giustiniano. Costantinopoli, 521 I dittici venivano presentati ai consoli in onore della loro assunzione in carica. Il Museo Metropolitano d'Arte

Non c'è mai stato un paese che i suoi abitanti chiamassero Bisanzio; la parola "bizantini" non è mai stata il nome proprio degli abitanti di nessuno stato. La parola "bizantini" veniva talvolta usata per riferirsi agli abitanti di Costantinopoli - per nome città antica Bisanzio (Βυζάντιον), che fu rifondata nel 330 dall'imperatore Costantino con il nome di Costantinopoli. Erano chiamati così solo nei testi scritti in una lingua letteraria convenzionale, stilizzata come il greco antico, di cui nessuno parlava da molto tempo. Nessuno conosceva gli altri bizantini, e anche questi esistevano solo in testi accessibili a una ristretta cerchia di élite colte che scrivevano in questa lingua greca arcaica e la capivano.

Il nome stesso dell'Impero Romano d'Oriente, a partire dal III-IV secolo (e dopo la presa di Costantinopoli da parte dei Turchi nel 1453), aveva diverse frasi e parole stabili e comprensibili: stato dei romani, o romani, (βασιλεία τῶν Ρωμαίων), romagnola (Ρωμανία), Romaida (Ρωμαΐς ).

Gli stessi residenti si chiamavano romani- i romani (Ρωμαίοι), erano governati dall'imperatore romano - basileus(Βασιλεύς τῶν Ρωμαίων), e la loro capitale era Nuova Roma(Νέα Ρώμη) - così veniva solitamente chiamata la città fondata da Costantino.

Da dove viene la parola "Bisanzio" e con essa l'idea dell'Impero bizantino come stato sorto dopo la caduta dell'Impero Romano sul territorio delle sue province orientali? Il fatto è che nel XV secolo, insieme allo stato, l'Impero Romano d'Oriente (come viene spesso chiamato Bisanzio nelle opere storiche moderne, e questo è molto più vicino all'autocoscienza degli stessi bizantini), essenzialmente perse una voce udita oltre i suoi confini: la tradizione autodescrittiva romano-orientale si ritrovò isolata all'interno delle terre di lingua greca a cui apparteneva impero ottomano; Ciò che contava ora era solo ciò che gli scienziati dell'Europa occidentale pensavano e scrivevano su Bisanzio.

Girolamo Lupo. Incisione di Dominicus Custos. 1580 Museo Herzog Anton Ulrich Braunschweig

Nella tradizione dell'Europa occidentale, lo stato di Bisanzio fu in realtà creato da Hieronymus Wolf, un umanista e storico tedesco, che nel 1577 pubblicò il "Corpus della storia bizantina" - una piccola antologia di opere di storici dell'Impero d'Oriente con una traduzione latina . Fu dal “Corpus” che il concetto di “bizantino” entrò nella circolazione scientifica dell’Europa occidentale.

L'opera di Wolf costituì la base di un'altra raccolta di storici bizantini, chiamata anche "Corpus della storia bizantina", ma molto più ampia: fu pubblicata in 37 volumi con l'assistenza del re di Francia Luigi XIV. Infine, la ristampa veneziana del secondo “Corpus” fu utilizzata dallo storico inglese del XVIII secolo Edward Gibbon quando scrisse la sua “Storia della caduta e del declino dell’Impero Romano” - forse nessun libro aveva una così grande e allo stesso tempo allo stesso tempo influenza distruttiva sulla creazione e divulgazione dell'immagine moderna di Bisanzio.

I romani, con la loro tradizione storica e culturale, furono così privati ​​non solo della loro voce, ma anche del diritto all'autonominazione e all'autocoscienza.

2. I bizantini non sapevano di non essere romani

Autunno. Pannello copto. IV secolo Whitworth Art Gallery, Università di Manchester, Regno Unito / Bridgeman Images / Fotodom

Per i bizantini, che si chiamavano romani-romani, la storia grande impero mai finito. L’idea stessa sembrerebbe loro assurda. Romolo e Remo, Numa, Augusto Ottaviano, Costantino I, Giustiniano, Foca, Michele il Grande Comneno: tutti allo stesso modo da tempo immemorabile erano a capo del popolo romano.

Prima della caduta di Costantinopoli (e anche dopo), i bizantini si consideravano residenti dell'Impero Romano. Istituzioni sociali, leggi, statualità: tutto questo fu preservato a Bisanzio sin dai tempi dei primi imperatori romani. L’adozione del cristianesimo non ebbe quasi alcun impatto sulla struttura giuridica, economica e amministrativa dell’Impero Romano. Se i bizantini vedevano le origini della chiesa cristiana nell’Antico Testamento, allora l’inizio della loro storia politica, come gli antichi romani, fu attribuito al troiano Enea, l’eroe del poema virgiliano fondamentale per l’identità romana.

L'ordine sociale dell'Impero Romano e il senso di appartenenza alla grande patria romana si coniugavano nel mondo bizantino con la scienza greca e la cultura scritta: i bizantini consideravano loro la letteratura greca antica classica. Ad esempio, nell'XI secolo, il monaco e scienziato Michele Psello discusse seriamente in un trattato chi scrive poesie meglio: il tragico ateniese Euripide o il poeta bizantino del VII secolo Giorgio Pisis, autore di un panegirico sull'assedio avaro-slavo di Costantinopoli nel 626 e il poema teologico “I Sei Giorni” “sulla creazione divina del mondo. In questo poema, successivamente tradotto in slavo, Giorgio parafrasa gli antichi autori Platone, Plutarco, Ovidio e Plinio il Vecchio.

Allo stesso tempo, a livello ideologico, la cultura bizantina si contrapponeva spesso all'antichità classica. Gli apologisti cristiani notarono che tutta l'antichità greca - poesia, teatro, sport, scultura - era permeata di culti religiosi di divinità pagane. I valori ellenici (bellezza materiale e fisica, ricerca del piacere, gloria e onore umani, vittorie militari e atletiche, erotismo, pensiero filosofico razionale) furono condannati come indegni dei cristiani. Basilio Magno, nella sua famosa conversazione “Ai giovani sull'uso degli scritti pagani”, vede il pericolo principale per la gioventù cristiana nello stile di vita attraente che viene offerto al lettore negli scritti ellenici. Consiglia di selezionare per te solo storie moralmente utili. Il paradosso è che Vasilij, come molti altri Padri della Chiesa, ricevette lui stesso un'eccellente educazione ellenica e scrisse le sue opere in uno stile letterario classico, utilizzando le tecniche dell'antica arte retorica e un linguaggio che ai suoi tempi era già caduto in disuso e suonava arcaico.

In pratica, l’incompatibilità ideologica con l’ellenismo non impedì ai bizantini di trattare con cura l’antichità eredità culturale. I testi antichi non venivano distrutti, ma copiati, mentre gli scribi cercavano di mantenerli accurati, tranne che in rari casi potevano scartare un passaggio erotico troppo franco. La letteratura ellenica continuò ad essere la base del curriculum scolastico di Bisanzio. Una persona istruita doveva leggere e conoscere l'epopea di Omero, le tragedie di Euripide, i discorsi di Demosfene e utilizzare il codice culturale ellenico nei suoi scritti, ad esempio chiamando gli arabi persiani e la Rus' - Iperborea. Molti elementi della cultura antica a Bisanzio furono preservati, sebbene cambiarono in modo irriconoscibile e acquisirono nuovi contenuti religiosi: ad esempio, la retorica divenne l'omiletica (la scienza della predicazione della chiesa), la filosofia divenne teologia e l'antica storia d'amore influenzò i generi agiografici.

3. Bisanzio nacque quando l'Antichità adottò il Cristianesimo

Quando inizia Bisanzio? Probabilmente quando finirà la storia dell’Impero Romano, questo è quello che pensavamo. Gran parte di questo pensiero ci sembra naturale, grazie all'enorme influenza della monumentale Storia del declino e della caduta dell'Impero Romano di Edward Gibbon.

Scritto nel XVIII secolo, questo libro offre ancora sia agli storici che ai non specialisti una visione del periodo dal III al VII secolo (ora sempre più chiamato Tarda Antichità) come un periodo di declino dell'antica grandezza dell'Impero Romano sotto l'influenza di due fattori principali: le invasioni delle tribù germaniche e il ruolo sociale sempre crescente del cristianesimo, che divenne la religione dominante nel IV secolo. Bisanzio, che nella coscienza popolare esiste principalmente come impero cristiano, viene raffigurato in questa prospettiva come l’erede naturale del declino culturale avvenuto nella tarda antichità a causa della cristianizzazione di massa: un centro di fanatismo religioso e oscurantismo, stagnazione che si protrae per un intero periodo. millennio.

Un amuleto che protegge dal malocchio. Bisanzio, secoli V-VI

Da un lato c'è un occhio, che viene preso di mira dalle frecce e attaccato da un leone, un serpente, uno scorpione e una cicogna.

© Museo d'arte Walters

Amuleto di ematite. Egitto bizantino, VI-VII secolo

Le iscrizioni lo identificano come “la donna che soffriva di emorragia” (Luca 8:43–48). Si credeva che l'ematite aiutasse a fermare il sanguinamento ed era molto popolare negli amuleti legati alla salute delle donne e al ciclo mestruale.

Quindi, se guardi la storia attraverso gli occhi di Gibbon, la tarda antichità si trasforma in una fine tragica e irreversibile dell'antichità. Ma fu solo un periodo di distruzione della bellissima antichità? La scienza storica è convinta da più di mezzo secolo che non sia così.

Particolarmente semplificata è l'idea del presunto ruolo fatale della cristianizzazione nella distruzione della cultura dell'Impero Romano. La cultura della tarda antichità in realtà difficilmente era costruita sull'opposizione tra “pagano” (romano) e “cristiano” (bizantino). Il modo in cui era strutturata la cultura tardoantica per i suoi creatori e fruitori era molto più complesso: i cristiani di quell'epoca avrebbero trovato strana la questione stessa del conflitto tra il romano e il religioso. Nel IV secolo, i cristiani romani potevano facilmente collocare immagini di divinità pagane, realizzate in stile antico, su oggetti domestici: ad esempio, su uno scrigno donato agli sposi, una Venere nuda è adiacente al pio appello “Secondi e Projecta, vivi in Cristo."

Sul territorio della futura Bisanzio ebbe luogo una fusione di elementi pagani e cristiani, altrettanto priva di problemi per i contemporanei. tecniche artistiche: nel VI secolo, le immagini di Cristo e dei santi furono realizzate utilizzando la tecnica dei tradizionali ritratti funerari egiziani, il tipo più famoso dei quali è il cosiddetto ritratto Fayum Ritratto di Fayum- un tipo di ritratti funerari comuni nell'Egitto ellenizzato nei secoli I-III d.C. e. L'immagine è stata applicata con vernici a caldo su uno strato di cera riscaldata.. La visualità cristiana nella tarda antichità non si sforzava necessariamente di opporsi alla tradizione pagana, romana: molto spesso vi aderiva deliberatamente (o forse, al contrario, naturalmente e naturalmente). La stessa fusione tra pagano e cristiano è visibile nella letteratura della tarda antichità. Il poeta Arator nel VI secolo recita nella cattedrale romana un poema esametrico sugli atti degli apostoli, scritto secondo le tradizioni stilistiche di Virgilio. Nell'Egitto cristianizzato della metà del V secolo (a quest'epoca qui esistevano varie forme di monachesimo da circa un secolo e mezzo), il poeta Nonnus della città di Panopolis (l'attuale Akmim) scrisse una parafrasi del Vangelo di Giovanni nel linguaggio di Omero, preservando non solo il metro e lo stile, ma anche prendendo consapevolmente in prestito intere formule verbali e strati figurativi dalla sua epopea Vangelo di Giovanni, 1:1-6 (traduzione giapponese):
In principio era la Parola, e la Parola era presso Dio, e la Parola era Dio. Era in principio con Dio. Tutto è nato per mezzo di Lui, e senza di Lui nulla è nato di ciò che è venuto all'esistenza. In Lui era la vita, e la vita era la luce degli uomini. E la luce splende nelle tenebre, e le tenebre non la vincono. C'era un uomo mandato da Dio; il suo nome è John.

Nonno di Panopoli. Parafrasi del Vangelo di Giovanni, canto 1 (tradotto da Yu. A. Golubets, D. A. Pospelova, A. V. Markova):
Logos, Figlio di Dio, Luce nata dalla Luce,
È inseparabile dal Padre sul trono infinito!
Dio celeste, Logos, perché Tu eri l'originale
Brillò insieme all'Eterno, il Creatore del mondo,
O Antico dell'Universo! Tutto si è compiuto per mezzo di Lui,
Ciò che è senza fiato e nello spirito! Outside of Speech, che fa molto,
È stato rivelato che rimane? Ed esiste in Lui dall'eternità
La vita, che è insita in ogni cosa, la luce delle persone di breve durata...<…>
Nel boschetto delle api
Apparve il viandante dei monti, abitante dei pendii deserti,
È l'araldo del battesimo della pietra angolare, questo è il nome
Uomo di Dio, Giovanni, consigliere. .

Ritratto di una giovane ragazza. 2 ° secolo©Istituto Culturale Google

Ritratto funebre di un uomo. III secolo©Istituto Culturale Google

Cristo Pantocratore. Icona del Monastero di Santa Caterina. Sinai, metà del VI secolo Wikimedia Commons

San Pietro. Icona del Monastero di Santa Caterina. Sinai, VII secolo©campus.belmont.edu

I cambiamenti dinamici avvenuti nei diversi strati della cultura dell'Impero Romano nella tarda antichità sono difficili da collegare direttamente con la cristianizzazione, poiché gli stessi cristiani di quel tempo erano tali cacciatori di forme classiche e in belle arti e nella letteratura (come in molti altri ambiti della vita). La futura Bisanzio nasce in un'epoca in cui il rapporto tra religione, linguaggio artistico, il suo pubblico e la sociologia dei cambiamenti storici erano complessi e indiretti. Portavano in sé il potenziale per la complessità e la versatilità che in seguito si dispiegarono nel corso dei secoli della storia bizantina.

4. A Bisanzio si parlava una lingua e si scriveva in un'altra

Il quadro linguistico di Bisanzio è paradossale. L'Impero, che non solo rivendicò la successione all'Impero Romano e ne ereditò le istituzioni, ma anche dal punto di vista della sua ideologia politica era l'ex Impero Romano, non parlò mai latino. Era parlato nelle province occidentali e nei Balcani, rimase fino al VI secolo la lingua ufficiale della giurisprudenza (l'ultimo codice legislativo in latino fu il Codice di Giustiniano, promulgato nel 529 - dopo di che furono emanate le leggi in greco), arricchì Greca con molti prestiti (in precedenza solo nella sfera militare e amministrativa), la prima Costantinopoli bizantina attirò grammatici latini con opportunità di carriera. Tuttavia, il latino non era la vera lingua nemmeno della prima Bisanzio. Anche se i poeti di lingua latina Corippo e Prisciano vissero a Costantinopoli, non troveremo questi nomi sulle pagine di un libro di testo sulla storia della letteratura bizantina.

Non possiamo dire in quale momento esatto un imperatore romano diventa imperatore bizantino: l'identità formale delle istituzioni non consente di tracciare un confine netto. Alla ricerca di una risposta a questa domanda, è necessario rivolgersi alle differenze culturali informali. L'Impero Romano si differenzia dall'Impero Bizantino in quanto quest'ultimo fonde le istituzioni romane, la cultura greca e il cristianesimo, e questa sintesi viene effettuata sulla base della lingua greca. Pertanto, uno dei criteri su cui possiamo fare affidamento è la lingua: l'imperatore bizantino, a differenza del suo omologo romano, trovava più facile esprimersi in greco che in latino.

Ma cos’è questo greco? L'alternativa che ci offrono gli scaffali delle librerie e i programmi dei dipartimenti filologici è ingannevole: vi possiamo trovare sia il greco antico che quello moderno. Non viene fornito nessun altro punto di riferimento. Per questo motivo, siamo costretti a supporre che la lingua greca di Bisanzio sia un greco antico distorto (quasi i dialoghi di Platone, ma non del tutto) o un proto-greco (quasi i negoziati di Tsipras con il FMI, ma non ancora del tutto). La storia di 24 secoli di continuo sviluppo della lingua viene raddrizzata e semplificata: si tratta o dell'inevitabile declino e degrado del greco antico (questo è ciò che pensavano i filologi classici dell'Europa occidentale prima dell'istituzione degli studi bizantini come istituto indipendente disciplina scientifica), o l'inevitabile germinazione del greco moderno (come credevano gli scienziati greci durante la formazione della nazione greca nel XIX secolo).

In effetti, il greco bizantino è sfuggente. Il suo sviluppo non può essere considerato come una serie di cambiamenti progressivi e coerenti, poiché ogni passo in avanti sviluppo del linguaggio Ho dovuto fare un passo indietro. La ragione di ciò è l'atteggiamento degli stessi bizantini nei confronti della lingua. Era socialmente prestigioso norma linguistica Omero e i classici della prosa attica. Scrivere bene significava scrivere una storia indistinguibile da Senofonte o Tucidide (l'ultimo storico che decise di introdurre nel suo testo elementi anticoattico che sembravano arcaici già in epoca classica, è testimone della caduta di Costantinopoli, Laonicus Chalkokondylus), e l'epopea è indistinguibile da Omero. Nel corso della storia dell'impero, ai bizantini istruiti fu letteralmente richiesto di parlare una lingua (cambiata) e di scrivere in un'altra lingua (congelata nell'immutabilità classica). La dualità della coscienza linguistica - la caratteristica più importante Cultura bizantina.

Ostracon con un frammento dell'Iliade in copto. Egitto bizantino, 580–640

Gli ostracon - frammenti di vasi di argilla - venivano usati per registrare versetti biblici, documenti legali, fatture, compiti scolastici e preghiere quando il papiro non era disponibile o era troppo costoso.

© Museo Metropolitano d'Arte

Ostracon con il troparion della Vergine Maria in copto. Egitto bizantino, 580–640© Museo Metropolitano d'Arte

La situazione era aggravata dal fatto che fin dai tempi dell'antichità classica, certe caratteristiche dialettali venivano assegnate a determinati generi: poemi epici venivano scritti nella lingua di Omero e trattati medici venivano compilati nel dialetto ionico a imitazione di Ippocrate. Vediamo un'immagine simile a Bisanzio. Nell'antica lingua greca, le vocali erano divise in lunghe e brevi e la loro ordinata alternanza costituiva la base dei metri poetici dell'antica Grecia. In epoca ellenistica, il contrasto delle vocali per lunghezza scomparve dalla lingua greca, ma tuttavia, anche dopo mille anni, furono scritti poemi eroici ed epitaffi come se il sistema fonetico fosse rimasto invariato dai tempi di Omero. Le differenze permeavano altri livelli del linguaggio: era necessario costruire una frase come Omero, selezionare parole come Omero, declinarle e coniugarle secondo un paradigma che si era estinto nel linguaggio vivente migliaia di anni fa.

Non tutti però sapevano scrivere con la vivacità e la semplicità antiche; Spesso, nel tentativo di raggiungere l'ideale attico, gli autori bizantini perdevano il senso delle proporzioni, cercando di scrivere in modo più corretto dei loro idoli. Sappiamo quindi che il caso dativo, che esisteva nel greco antico, è quasi completamente scomparso nel greco moderno. Sarebbe logico presumere che con ogni secolo apparirà sempre meno spesso in letteratura, fino a scomparire gradualmente del tutto. Tuttavia, studi recenti hanno dimostrato che nell'alta letteratura bizantina dativo usato molto più spesso che nella letteratura dell'antichità classica. Ma è proprio questo aumento di frequenza che indica un allentamento della norma! L'ossessione nell'usare una forma o l'altra non dirà meno della tua incapacità di usarla correttamente della sua completa assenza nel tuo discorso.

Allo stesso tempo, l'elemento linguistico vivo ha avuto il suo prezzo. Apprendiamo come è cambiata la lingua parlata grazie agli errori dei copisti dei manoscritti, delle iscrizioni non letterarie e della cosiddetta letteratura vernacolare. Il termine “vernacolare” non è casuale: descrive il fenomeno che ci interessa molto meglio del più familiare “folk”, poiché elementi di semplice linguaggio colloquiale urbano erano spesso usati nei monumenti creati negli ambienti dell'élite di Costantinopoli. Questa divenne una vera moda letteraria nel XII secolo, quando gli stessi autori potevano lavorare in più registri, oggi offrendo al lettore una prosa squisita, quasi indistinguibile dall'attico, e domani - versi quasi volgari.

La diglossia, o bilinguismo, ha dato origine a un altro fenomeno tipicamente bizantino: la metafrasi, cioè trasposizione, rivisitazione a metà con traduzione, presentazione del contenuto della fonte in parole nuove con diminuzione o aumento del registro stilistico. Inoltre, lo spostamento potrebbe andare sia sulla linea della complicazione (sintassi pretenziosa, figure retoriche sofisticate, allusioni e citazioni antiche) sia sulla linea della semplificazione del linguaggio. Non una sola opera era considerata inviolabile, anche la lingua dei testi sacri a Bisanzio non aveva status sacro: il Vangelo poteva essere riscritto in una chiave stilistica diversa (come, ad esempio, fece il già citato Nonno di Panopolitano) - e questo sarebbe non far cadere un anatema sulla testa dell'autore. Bisognerà aspettare fino al 1901, quando la traduzione dei Vangeli in greco moderno colloquiale (essenzialmente la stessa metafrase) portò nelle strade oppositori e difensori del rinnovamento linguistico e provocò decine di vittime. In questo senso, le folle indignate che difendevano la “lingua degli antenati” e chiedevano rappresaglie contro il traduttore Alexandros Pallis erano molto più lontane dalla cultura bizantina non solo di quanto avrebbero voluto, ma anche dello stesso Pallis.

5. C'erano iconoclasti a Bisanzio - e questo è un terribile mistero

Iconoclasti Giovanni Grammatico e vescovo Antonio di Silea. Salterio Khludov. Bisanzio, 850 circa Miniatura per il Salmo 68, versetto 2: "E mi diedero come cibo il fiele, e nella mia sete mi diedero da bere aceto". Le azioni degli iconoclasti, coprendo l'icona di Cristo con la calce, sono paragonate alla crocifissione sul Golgota. Il guerriero a destra porta a Cristo una spugna con aceto. Ai piedi del monte si trovano Giovanni Grammatico e Antonio vescovo di Silea. rijksmuseumamsterdam.blogspot.ru

L'iconoclastia è il periodo più famoso per un vasto pubblico e il più misterioso anche per gli specialisti della storia di Bisanzio. La profondità del segno che ha lasciato nella memoria culturale dell'Europa è testimoniata dalla possibilità, ad esempio, in lingua inglese usare la parola iconoclasta (“iconoclasta”) all'esterno contesto storico, nell’accezione intramontabile di “ribelle, sovvertitore delle fondamenta”.

Lo schema dell'evento è il seguente. A cavallo tra il VII e l'VIII secolo, la teoria del culto delle immagini religiose era irrimediabilmente indietro rispetto alla pratica. Le conquiste arabe della metà del VII secolo portarono l'impero ad una profonda crisi culturale, che, a sua volta, diede luogo alla crescita di sentimenti apocalittici, alla moltiplicazione delle superstizioni e all'ondata di forme disordinate di venerazione delle icone, a volte indistinguibili da quelle magiche. pratiche. Secondo le raccolte di miracoli dei santi, bere la cera da un sigillo fuso con il volto di sant'Artemio guarì un'ernia, e i santi Cosma e Damiano guarirono la sofferente ordinandole di bere, mescolato con acqua, il gesso di un affresco con il loro Immagine.

Tale venerazione delle icone, che non riceveva giustificazione filosofica e teologica, provocò il rifiuto di parte del clero che vi vide segni di paganesimo. L'imperatore Leone III l'Isaurico (717-741), trovandosi in una situazione politica difficile, approfittò di questo malcontento per creare una nuova ideologia consolidata. I primi passi iconoclastici risalgono agli anni 726-730, ma sia la giustificazione teologica del dogma iconoclasta che le vere e proprie repressioni contro i dissidenti avvennero durante il regno del più odioso imperatore bizantino - Costantino V Copronimo (l'Eminente) (741- 775).

Il concilio iconoclasta del 754, che rivendicava lo status ecumenico, portò la disputa a un nuovo livello: d'ora in poi non si trattava più di lotta contro le superstizioni e di attuazione del divieto dell'Antico Testamento "Non farti un idolo", ma sull'ipostasi di Cristo. Può essere considerato immaginabile se la sua natura divina è “indescrivibile”? Il “dilemma cristologico” era questo: gli adoratori di icone sono colpevoli di raffigurare sulle icone solo la carne di Cristo senza la Sua divinità (nestorianesimo), o di limitare la divinità di Cristo attraverso la descrizione della Sua carne raffigurata (Monofisismo).

Tuttavia, già nel 787, l'imperatrice Irene tenne un nuovo concilio a Nicea, i cui partecipanti formularono il dogma della venerazione delle icone come risposta al dogma dell'iconoclastia, offrendo così una base teologica a tutti gli effetti per pratiche precedentemente non regolamentate. Una svolta intellettuale è stata, in primo luogo, la separazione tra culto “di servizio” e culto “relativo”: il primo può essere reso solo a Dio, mentre nel secondo “l’onore reso all’immagine risale al prototipo” (parole di Basilio il Grande, che divenne il vero motto degli adoratori delle icone). In secondo luogo, è stata proposta la teoria dell'omonimia, cioè dello stesso nome, che ha rimosso il problema della somiglianza del ritratto tra l'immagine e il raffigurato: l'icona di Cristo è stata riconosciuta come tale non per la somiglianza dei lineamenti, ma per la scrittura del nome - l'atto di nominare.


Patriarca Nikifor. Miniatura del Salterio di Teodoro di Cesarea. 1066 Consiglio della Biblioteca britannica. Tutti i diritti riservati / Immagini Bridgeman / Fotodom

Nell'815, l'imperatore Leone V l'Armeno si rivolse nuovamente a politiche iconoclaste, sperando così di costruire una linea di successione con Costantino V, il sovrano di maggior successo e più amato tra le truppe del secolo scorso. La cosiddetta seconda iconoclastia spiega sia un nuovo ciclo di repressione che una nuova ascesa del pensiero teologico. L'era iconoclastica termina nell'843, quando l'iconoclastia viene finalmente condannata come eresia. Ma il suo fantasma perseguitò i bizantini fino al 1453: per secoli i partecipanti a qualsiasi disputa ecclesiastica, usando la retorica più sofisticata, si accusarono a vicenda di iconoclastia nascosta, e questa accusa era più grave dell'accusa di qualsiasi altra eresia.

Sembrerebbe che tutto sia abbastanza semplice e chiaro. Ma non appena proviamo a chiarirlo in qualche modo schema generale, le nostre costruzioni risultano molto instabili.

La difficoltà principale è lo stato delle fonti. I testi attraverso i quali conosciamo la prima iconoclastia furono scritti molto più tardi e da adoratori di icone. Negli anni '40 del IX secolo fu portato avanti un vero e proprio programma per scrivere la storia dell'iconoclastia dal punto di vista del culto delle icone. Di conseguenza, la storia della disputa è stata completamente distorta: le opere degli iconoclasti sono disponibili solo in campioni parziali, e l'analisi testuale mostra che le opere degli iconoclasti, apparentemente create per confutare gli insegnamenti di Costantino V, non avrebbero potuto essere scritto prima della fine dell'VIII secolo. Il compito degli autori cultori delle icone è stato quello di ribaltare la storia che abbiamo descritto, creare l'illusione della tradizione: mostrare che la venerazione delle icone (e non spontanea, ma significativa!) è presente nella Chiesa sin dai tempi apostolici tempi, e l’iconoclastia è solo un’innovazione (la parola καινοτομία è “innovazione” in greco è la parola più odiata da qualsiasi bizantino), e deliberatamente anticristiana. Gli iconoclasti furono presentati non come combattenti per la purificazione del cristianesimo dal paganesimo, ma come "accusatori cristiani" - questa parola finì per significare specificamente ed esclusivamente iconoclasti. Le parti in causa nella disputa iconoclasta non erano i cristiani, che interpretavano diversamente lo stesso insegnamento, ma i cristiani e qualche forza esterna loro ostile.

L'arsenale di tecniche polemiche utilizzate in questi testi per denigrare il nemico era molto ampio. Furono create leggende sull'odio degli iconoclasti per l'istruzione, ad esempio, sull'incendio dell'università di Costantinopoli da parte di Leone III, e a Costantino V fu attribuita la partecipazione a riti pagani e sacrifici umani, l'odio per la Madre di Dio e i dubbi sulla natura divina di Cristo. Sebbene questi miti sembrino semplici e siano stati sfatati da tempo, altri rimangono ancora oggi al centro delle discussioni scientifiche. Ad esempio, solo di recente è stato possibile stabilire che la brutale rappresaglia inflitta a Stefano il Nuovo, glorificato tra i martiri nel 766, era collegata non tanto alla sua intransigente posizione di adoratore delle icone, come afferma la vita, ma alla sua vicinanza a la cospirazione degli oppositori politici di Costantino V. Non si fermano i dibattiti su questioni chiave: qual è il ruolo dell'influenza islamica nella genesi dell'iconoclastia? Qual era il vero atteggiamento degli iconoclasti nei confronti del culto dei santi e delle loro reliquie?

Anche il linguaggio con cui parliamo di iconoclastia è il linguaggio dei vincitori. La parola “iconoclasta” non è un’autodesignazione, ma un’etichetta polemica offensiva inventata e implementata dai loro oppositori. Nessun “iconoclasta” sarebbe mai d’accordo con un nome del genere, semplicemente perché la parola greca εἰκών ha molto più significato della “icona” russa. Questa è qualsiasi immagine, inclusa quella immateriale, il che significa che chiamare qualcuno iconoclasta significa dichiarare che sta combattendo sia l'idea di Dio Figlio come immagine di Dio Padre, sia l'uomo come immagine di Dio, e gli eventi dell'Antico Testamento come prototipi degli eventi del Nuovo ecc. Inoltre, gli stessi iconoclasti affermavano di difendere la vera immagine di Cristo - i doni eucaristici, mentre quella che i loro avversari chiamano immagine in realtà non è tale, ma è solo un'immagine.

Se alla fine il loro insegnamento fosse stato sconfitto, ora si chiamerebbe ortodosso, e noi chiameremmo con disprezzo l'insegnamento dei loro avversari culto delle icone e parleremmo non del periodo iconoclasta, ma del culto delle icone a Bisanzio. Tuttavia, se ciò fosse accaduto, l’intera storia successiva e l’estetica visiva del cristianesimo orientale sarebbero state diverse.

6. All'Occidente non è mai piaciuta Bisanzio

Sebbene i contatti commerciali, religiosi e diplomatici tra Bisanzio e gli stati dell'Europa occidentale siano continuati per tutto il Medioevo, è difficile parlare di una reale cooperazione o comprensione tra loro. Alla fine del V secolo l’Impero Romano d’Occidente si sgretolò in stati barbarici e la tradizione della “Romanità” fu interrotta in Occidente, ma preservata in Oriente. Nel giro di pochi secoli, le nuove dinastie occidentali della Germania vollero ristabilire la continuità del loro potere con l'Impero Romano e, a questo scopo, contrassero matrimoni dinastici con principesse bizantine. La corte di Carlo Magno gareggiò con Bisanzio: lo si può vedere nell'architettura e nell'arte. Tuttavia, le pretese imperiali di Carlo rafforzarono piuttosto l'incomprensione tra Oriente e Occidente: la cultura del Rinascimento carolingio voleva vedersi come unica erede legittima di Roma.


I crociati attaccano Costantinopoli. Miniatura dalla cronaca “La conquista di Costantinopoli” di Geoffroy de Villehardouin. Intorno al 1330, Villehardouin fu uno dei leader della campagna. Biblioteca nazionale di Francia

Nel X secolo, le rotte da Costantinopoli all'Italia settentrionale via terra attraverso i Balcani e lungo il Danubio furono bloccate dalle tribù barbare. L’unica via rimasta era via mare, il che riduceva le opportunità di comunicazione e ostacolava lo scambio culturale. La divisione tra Oriente e Occidente è diventata una realtà fisica. Il divario ideologico tra Occidente e Oriente, alimentato dalle controversie teologiche durante tutto il Medioevo, si approfondì durante le Crociate. Organizzatore del quarto crociata, conclusasi con la presa di Costantinopoli nel 1204, papa Innocenzo III dichiarò apertamente il primato della Chiesa romana su tutte le altre, citando l'istituzione divina.

Di conseguenza, si è scoperto che i bizantini e gli abitanti dell'Europa sapevano poco l'uno dell'altro, ma erano ostili l'uno verso l'altro. Nel XIV secolo l’Occidente criticò la corruzione del clero bizantino e con essa spiegò il successo dell’Islam. Ad esempio, Dante credeva che il sultano Saladino avrebbe potuto convertirsi al cristianesimo (e persino collocarlo nel limbo, un posto speciale per i virtuosi non cristiani, nella sua Divina Commedia), ma non lo fece a causa della scarsa attrattiva del cristianesimo bizantino. IN Paesi occidentali Al tempo di Dante quasi nessuno conosceva il greco. Allo stesso tempo, gli intellettuali bizantini studiavano il latino solo per tradurre Tommaso d'Aquino e non sentivano nulla di Dante. La situazione cambiò nel XV secolo, dopo l'invasione turca e la caduta di Costantinopoli, quando la cultura bizantina cominciò a penetrare in Europa insieme agli studiosi bizantini fuggiti dai turchi. I greci portarono con sé molti manoscritti di opere antiche, e gli umanisti poterono studiare l'antichità greca dagli originali, e non dalla letteratura romana e dalle poche traduzioni latine conosciute in Occidente.

Ma gli studiosi e gli intellettuali del Rinascimento erano interessati all’antichità classica, non alla società che la preservava. Inoltre, furono soprattutto gli intellettuali fuggiti in Occidente ad essere negativamente disposti nei confronti delle idee del monachesimo e della teologia ortodossa di quel tempo e che simpatizzavano con la Chiesa romana; i loro avversari, sostenitori di Gregorio Palamas, al contrario, credevano che fosse meglio cercare di mettersi d'accordo con i turchi piuttosto che chiedere aiuto al papa. Pertanto, la civiltà bizantina continuò ad essere percepita in una luce negativa. Se gli antichi greci e romani erano “loro”, allora l’immagine di Bisanzio era radicata nella cultura europea come orientale ed esotica, a volte attraente, ma più spesso ostile e estranea agli ideali europei di ragione e progresso.

Il secolo dell'Illuminismo europeo bollò completamente Bisanzio. Gli illuministi francesi Montesquieu e Voltaire lo associarono al dispotismo, al lusso, allo sfarzo e alle cerimonie, alla superstizione, al decadimento morale, al declino della civiltà e alla sterilità culturale. Secondo Voltaire, la storia di Bisanzio è "un'indegna raccolta di frasi pompose e descrizioni di miracoli" che disonorano la mente umana. Montesquieu vede la ragione principale della caduta di Costantinopoli nell’influenza perniciosa e pervasiva della religione sulla società e sul governo. Parla in modo particolarmente aggressivo del monachesimo e del clero bizantino, della venerazione delle icone, nonché delle polemiche teologiche:

“I Greci - grandi parlatori, grandi dibattiti, sofisti per natura - erano costantemente coinvolti in controversie religiose. Poiché i monaci godevano di una grande influenza presso la corte, che si indeboliva man mano che veniva corrotta, si scoprì che i monaci e la corte si corrompono a vicenda e che il male infetta entrambi. Di conseguenza, tutta l'attenzione degli imperatori era assorbita nel calmare o nel suscitare controversie teologiche, riguardo alle quali si notava che diventavano tanto più accese quanto più insignificante era la ragione che le provocava.

Così, Bisanzio divenne parte dell'immagine del barbarico oscuro Oriente, che paradossalmente comprendeva anche i principali nemici dell'Impero bizantino: i musulmani. Nel modello orientalista, Bisanzio era contrapposta a una società europea liberale e razionale costruita sugli ideali Grecia antica e Roma. Questo modello è alla base, ad esempio, delle descrizioni della corte bizantina nel dramma di Gustave Flaubert La tentazione di sant'Antonio:

“Il re si asciuga gli odori dal viso con la manica. Mangia dai vasi sacri, poi li rompe; e mentalmente conta le sue navi, le sue truppe, la sua gente. Ora, per capriccio, brucerà il suo palazzo con tutti i suoi ospiti. Pensa di ricostruire la Torre di Babele e di detronizzare l'Onnipotente. Anthony legge da lontano sulla sua fronte tutti i suoi pensieri. Si impossessano di lui ed egli diventa Nabucodonosor."

La visione mitologica di Bisanzio non è stata ancora completamente superata nella scienza storica. Naturalmente non si potrebbe parlare di un esempio morale tratto dalla storia bizantina per l'educazione della gioventù. I programmi scolastici erano basati sui modelli dell'antichità classica della Grecia e di Roma, e la cultura bizantina ne era esclusa. In Russia, la scienza e l’istruzione seguivano i modelli occidentali. Nel XIX secolo scoppiò una disputa tra occidentali e slavofili sul ruolo di Bisanzio nella storia russa. Peter Chaadaev, seguendo la tradizione dell'illuminismo europeo, si lamentò aspramente dell'eredità bizantina della Rus':

"Per volontà del destino, ci siamo rivolti all'insegnamento morale, che avrebbe dovuto educarci, alla corrotta Bisanzio, all'oggetto del profondo disprezzo di questi popoli."

Ideologo del bizantinismo Konstantin Leontyev Konstantin Leontyev(1831-1891) - diplomatico, scrittore, filosofo. Nel 1875 fu pubblicata la sua opera "Il bisantismo e gli slavi", in cui sosteneva che il "bizantismo" è una civiltà o cultura, la cui "idea generale" è composta da diverse componenti: autocrazia, cristianesimo (diverso da quello occidentale, "da eresie e scismi"), delusione per tutto ciò che è terreno, assenza di "un concetto estremamente esagerato della personalità umana terrena", rifiuto della speranza per il benessere generale dei popoli, la totalità di alcune idee estetiche e così via . Poiché il vseslavismo non è affatto una civiltà o una cultura, e la civiltà europea sta volgendo al termine, la Russia – che ha ereditato quasi tutto da Bisanzio – ha bisogno del bisantismo per prosperare. indicò l'idea stereotipata di Bisanzio che si era sviluppata a causa di scolarizzazione e la mancanza di indipendenza della scienza russa:

"Bisanzio sembra essere qualcosa di arido, noioso, sacerdotale, e non solo noioso, ma anche qualcosa di pietoso e vile."

7. Nel 1453 Costantinopoli cadde, ma Bisanzio non morì

Sultano Mehmed II il Conquistatore. Miniatura della collezione del Palazzo Topkapi. Istanbul, fine del XV secolo Wikimedia Commons

Nel 1935 fu pubblicato il libro “Byzantium after Byzantium” dello storico rumeno Nicolae Iorga – e il suo nome si affermò come designazione della vita della cultura bizantina dopo la caduta dell’impero nel 1453. La vita e le istituzioni bizantine non scomparvero da un giorno all'altro. Furono preservati grazie agli emigranti bizantini che fuggirono nell'Europa occidentale, nella stessa Costantinopoli, anche sotto il dominio dei turchi, così come nei paesi del "Commonwealth bizantino", come lo storico britannico Dmitry Obolensky chiamava le culture medievali dell'Europa orientale che furono direttamente influenzati da Bisanzio: Repubblica Ceca, Ungheria, Romania, Bulgaria, Serbia, Russia. I partecipanti a questa unità sovranazionale preservarono l'eredità di Bisanzio nella religione, le norme del diritto romano e gli standard della letteratura e dell'arte.

Negli ultimi cento anni di esistenza dell'impero, due fattori - la rinascita culturale dei Paleologi e le dispute palamitiche - contribuirono, da un lato, al rinnovamento dei legami tra i popoli ortodossi e Bisanzio, e dall'altro, ad un nuovo aumento della diffusione della cultura bizantina, principalmente attraverso i testi liturgici e la letteratura monastica. Nel XIV secolo le idee, i testi bizantini e perfino i loro autori entrarono nel mondo slavo attraverso la città di Tarnovo, la capitale dell'Impero bulgaro; in particolare, il numero di opere bizantine disponibili nella Rus' è raddoppiato grazie alle traduzioni bulgare.

Inoltre, l'Impero Ottomano riconobbe ufficialmente il Patriarca di Costantinopoli: come capo del millet (o comunità) ortodosso, egli continuò a governare la chiesa, sotto la cui giurisdizione rimasero sia la Rus' che i popoli balcanici ortodossi. Infine, i governanti dei principati danubiani di Valacchia e Moldavia, diventando anche sudditi del Sultano, mantennero lo stato cristiano e si considerarono eredi culturali e politici dell'Impero bizantino. Continuarono le tradizioni del cerimoniale della corte reale, dell'apprendimento e della teologia greca e sostenevano l'élite greca di Costantinopoli, i Fanarioti Fanarioti- letteralmente "abitanti del Fanar", il quartiere di Costantinopoli in cui si trovava la residenza del patriarca greco. L'élite greca dell'Impero Ottomano era chiamata Fanarioti perché viveva principalmente in questo quartiere..

Rivolta greca del 1821. Illustrazione dal libro “A History of All Nations from the Earliest Times” di John Henry Wright. 1905 L'archivio Internet

Iorga ritiene che Bisanzio dopo Bisanzio sia morto durante la fallita rivolta contro i turchi nel 1821, organizzata dal fanariota Alexander Ypsilanti. Da un lato dello stendardo Ypsilanti c'era l'iscrizione “Per questa vittoria” e l'immagine dell'imperatore Costantino il Grande, al cui nome è associato l'inizio della storia bizantina, e dall'altro c'era una fenice rinata dalla fiamma, un simbolo della rinascita dell'Impero bizantino. La rivolta fu repressa, il Patriarca di Costantinopoli fu giustiziato e l'ideologia dell'Impero bizantino successivamente si dissolse nel nazionalismo greco.

Una delle lingue più antiche del mondo. Ancora oggi il greco è parlato da 10 milioni di residenti in Grecia, dalla maggioranza della popolazione di Cipro e, naturalmente, dalla diaspora greca sparsa in tutto il mondo. Certo, possiamo dire che questo non è così tanto. Ma ci sarebbe massimo gradoÈ strano giudicare la lingua greca basandosi solo su quante persone la parlano oggigiorno.

La cosa più interessante di questa lingua è la sua straordinaria storia: dopo tutto, la lingua greca è all'origine di tutto ciò che ha plasmato il pensiero occidentale: filosofia, letteratura, Chiesa cristiana... E quindi, in quasi tutte le lingue europee, puoi trovare un numero enorme di parole con radici greche: spazio, telefono, grammatica, lampada, astronomia e molte altre. Quindi possiamo dire con certezza che parliamo tutti un po' di greco!

Un po' di storia

Naturalmente, il greco moderno differisce sotto molti aspetti dalla lingua parlata dai più grandi pensatori dell’antichità, come Platone o Aristotele. Nel corso dei secoli della sua esistenza, la lingua è cambiata molto, quindi la frase "lingua greca" richiede spesso chiarimenti. I seguenti nomi vengono utilizzati per le diverse fasi del suo sviluppo:

  • Lingua greca antica- la lingua dell'antica Grecia, anche come parte dell'Impero Romano (fino al V secolo d.C.).
  • Bizantino (o greco centrale)- la lingua delle popolazioni greche ed ellenizzate dell'Impero bizantino (secoli VI-XV). Tuttavia, molti studiosi neoellenistici si oppongono a questo termine e propongono di parlare della coesistenza del greco della prima età moderna e del greco antico: ciò si spiega con il fatto che la lingua greca di quel periodo era estremamente eterogenea.
  • Lingua greca moderna esiste fin dal XV secolo circa come lingua delle popolazioni greche ed ellenizzate della tarda Bisanzio e dell'Impero Ottomano. Oggi lo è Lingua ufficiale Grecia e Cipro.

I secoli XIX e XX in Grecia furono segnati dalla presenza di una situazione linguistica speciale - diglossia(questo è il nome dato all'esistenza simultanea di due varianti linguistiche). Tuttavia, nel 1976 la lingua ufficiale divenne dimotica(δημοτική), e da Cafarevus(καθαρεύουσα) - una variante linguistica orientata alla tradizione letteraria greca e che segue gli standard di scrittura del greco antico, ma con pronuncia moderna - sono stati conservati solo alcuni elementi.

A proposito dei dialetti greci

La maggior parte delle regioni greche ha i propri dialetti locali. Ad esempio, ci sono le lingue cipriota, cretese, tsakoniana, italiana meridionale e greca settentrionale. I dialetti sono esclusivamente parlati e non vengono utilizzati per iscritto (ad eccezione di Lavori letterari, dove i personaggi possono parlare l'uno o l'altro dialetto). In ogni regione ci sono anche caratteristiche della pronuncia che gli stranieri notano in misura diversa.

Le differenze più grandi sono tra il dialetto greco cipriota e quello che viene chiamato greco classico. Va detto che il dialetto cipriota nel suo insieme è caratterizzato dalla presenza dei suoni “sh” e “ch”, che non sono presenti nel greco moderno, nonché da vocali lunghe e dalla duplicazione dei suoni consonantici o dalla loro “inghiottitura”. , che non è tipico nemmeno della lingua greca moderna. Queste differenze fonetiche sono registrate anche per iscritto:

Μούττη - μύτη - naso

(mutti-miti)

Όι - όχι - no

Μυάλος - μεγάλος - grande

(mYalos - megaAlos)

Come puoi vedere, la differenza è piuttosto significativa, per non parlare del fatto che ci sono parole completamente diverse dai loro “fratelli” greci:

Καρκόλα - κρεβάτι - letto

(karkOla - kravAti)

Ιντυχάνω - μιλώ - parla

(indiHano - miO)

Φκάλλω - βγάζω - togliere, tirare fuori

(fkAllo - vgAzo)

Ma non c'è bisogno di aver paura di queste differenze: non importa dove ti trovi in ​​Grecia o a Cipro, se parli il greco classico moderno (che è parlato nella Grecia continentale - Atene e Salonicco), sarai capito ovunque senza problemi!

Come e dove iniziare a imparare il greco

Inizia con l'alfabeto ed elabora chiaramente la pronuncia dei suoni, poiché in greco, insieme all'accento corretto, è la pronuncia a giocare un ruolo decisivo: in greco ci sono molti suoni apparentemente simili, la cui sostituzione può portare a suoni divertenti e conseguenze a volte tristi. Ciò è particolarmente vero per quei suoni che non esistono nella lingua russa.

Il passo successivo - e in questo caso non importa se studi il greco da solo o sotto la guida di un insegnante - sarà quello di padroneggiare le basi grammaticali della lingua greca. Molte persone notano la somiglianza della grammatica greca con la grammatica russa. Ciò è in parte vero: sia in greco che in russo, i sostantivi cambiano in base al genere (ce ne sono tre, come in russo: maschile, femminile e neutro), numeri, casi (qui è ancora più facile per i russofoni, poiché in greco c'è ci sono solo quattro casi - nominativo, accusativo, genitivo e vocativo), e i verbi hanno categorie di coniugazione, modo...

Poiché il greco moderno è una versione semplificata del greco antico, non ci sono molte regole rispetto al russo, ma ci sono alcune eccezioni. Ma è proprio questo che la rende ancora più simile alla lingua russa, e finché non inizi a imparare il greco, non puoi nemmeno immaginare quante somiglianze ci siano tra queste lingue!

Ecco perché non funzionerà iniziare a imparare il greco, come l'inglese, memorizzando un certo numero di parole: senza familiarizzare con la struttura grammaticale della lingua greca, non sarai in grado di comporre nemmeno le parole più Frasi semplici. Quindi, sii paziente e dedica il tempo dovuto alla grammatica greca.

E imparare le parole potrebbe trasformarsi in un gioco. Prendiamo, ad esempio, la parola άνθρωπος (Anphropos) - uomo. Che tipo di scienza nel nostro Paese si occupa dello studio dell'uomo? Antropologia! Oppure τραπέζι (trapEsi) - tabella. Cosa facciamo a tavola? Facciamo un pasto, cioè mangiamo. E esempi simili possono essere forniti all'infinito.

Imparare il greco a prima vista può sembrare difficile. Tuttavia, tutto è nelle tue mani e il successo dipende dalla regolarità e dall'intensità delle lezioni - preferibilmente, ovviamente, sotto la guida di un insegnante esperto - e dalla successiva pratica linguistica.

La lingua ufficiale e parlata dell'Impero orientale romano (bizantino), in particolare della sua capitale, Costantinopoli; una fase di transizione tra la lingua greca antica dell'antichità e la lingua greca moderna moderna della Grecia e di Cipro.

Cronologia

Cronologicamente, la fase del greco medio copre quasi tutto il Medioevo, dalla divisione finale dell'Impero Romano alla caduta di Costantinopoli nel 1453. Nella storia della lingua bizantina si distinguono i seguenti periodi:

preistoria - fino al VI secolo; 1) dal VII al secolo; 2) da prima della caduta di Costantinopoli.

Tarda antichità e alto medioevo

Primo periodo (primo bizantino).

In condizioni di analfabetismo quasi universale, incomprensibilità e inaccessibilità dell'educazione in una lingua letteraria arcaica, diluizione composizione etnica impero a causa delle migrazioni slave nei Balcani e del costante intervento straniero dopo il 1204, molti contadini greci furono maggiormente in grado di lingue straniere del tuo lingua letteraria. Nel tardo periodo bizantino il ruolo di lingua franca della costa fu svolto dal francese e dall'italiano. IN regioni montane Vengono utilizzate anche la lingua albanese, molte lingue e dialetti slavi meridionali, la lingua aromena e persino la lingua romanì. Come risultato della costante comunicazione interetnica nella lingua greca durante il periodo bizantino, furono sviluppate una serie di caratteristiche comuni con altre lingue balcaniche (vedi Unione linguistica balcanica). Dopo la conquista turca di Adrianopoli (Edirne) nel 1365, i dialetti bizantini subirono un'influenza crescente lingua turca; molti greci (Asia Minore, Tracia, Macedonia) infine passarono alla lingua turca non indoeuropea e si convertirono all'Islam.

Nel tardo periodo bizantino la lingua popolare, espulsa dalla circolazione letteraria, fu lasciata al naturale sviluppo nell'uso popolare e fu conservata in alcuni monumenti della letteratura popolare. Quanto fosse grande la differenza tra la pura lingua letteraria mantenuta artificialmente e quella usata dal popolo lo si può giudicare dalle numerose versioni o traduzioni in una lingua generalmente comprensibile da parte dei più famosi scrittori storici.

Modelli di sviluppo della lingua greca centrale

Lo sviluppo cronologico e genetico della lingua bizantina dal greco antico e la sua graduale transizione nell'attuale lingua greca moderna sono diversi, ad esempio, dalla storia della lingua latina. Quest'ultimo, dopo la formazione delle lingue romanze (francese antico, ecc.), cessò di essere vivo e organismo in via di sviluppo. Il greco, d'altro canto, conserva sostanzialmente l'unità e la gradualità dello sviluppo fino ai tempi moderni, anche se un'analisi dettagliata della serie mostra che questa unità è in gran parte immaginaria.

IN Lingua bizantina si rivelano tendenze verso uno sviluppo divergente. Una caratteristica del periodo bizantino è il divario tra la lingua letteraria scritta e parlata, la diglossia sviluppata: padronanza sia della lingua letteraria (tra gli strati superiori) che dei dialetti parlati. La fine di questo processo fu posta solo nel periodo greco moderno (nel XX secolo) dopo lo scambio di popolazione greco-turca e la graduale turchificazione dei madrelingua al di fuori della Grecia indipendente.

Il principio organizzativo nello sviluppo di nuove formazioni (neologismi) della lingua greca erano i dialetti popolari e i provincialismi, nonché i tratti individuali degli scrittori. L'influenza dei dialetti popolari (vernacolare), espressa nelle differenze nella pronuncia dei suoni, nella struttura delle frasi (sintassi), nella decomposizione delle forme grammaticali e nella formazione di nuove parole secondo la legge dell'analogia, si rileva anche in epoca precristiana.

Gli stessi Greci, consapevoli della differenza tra la lingua letteraria e quella usata nella conversazione ordinaria e nella circolazione popolare, chiamarono quest'ultima γλώσσα δημώδης, άπλή καθωμιλημένη (glossa dimodis), Finalmente, ρωμαϊκή (romaika) a differenza del primo - καθαρεύουσα, κοινή διαλεκτος (kafarevus- letteralmente "purificato" koine). Tracce precedenti di grammaticale e caratteristiche lessicali si osservano anche sui papiri egiziani e nelle iscrizioni. Nell'era cristiana, la lingua letteraria e quella popolare sono separate ancora di più e più profondamente, poiché le caratteristiche della lingua popolare hanno trovato applicazione nelle Sacre Scritture e nella pratica ecclesiale, cioè nei canti e negli insegnamenti. Ci si aspetterebbe che la lingua popolare, che si è già notevolmente allontanata da quella letteraria, trovi gradualmente applicazione in vari tipi di letteratura e la arricchisca di nuove forme e formazioni di parole. Ma in realtà, a causa dell'estremo purismo del dimotika, la lingua parlata continuò ad opporsi al Kafarevusa (lingua letteraria scritta) fino alla riforma del 1976, quando le due varianti furono avvicinate, con predominanza del dimotika.

Uno stato come Bisanzio non esiste più oggi. Tuttavia, è stata lei che, forse, ha avuto la maggiore influenza sulla vita culturale e spirituale Antica Rus'. Cos'era?

Rapporti tra Rus' e Bisanzio

Nel X secolo Bisanzio, formatasi nel 395 dopo la divisione dell'Impero Romano, era una potenza potente. Comprendeva l'Asia Minore, la parte meridionale dei Balcani e l'Italia meridionale, le isole del Mar Egeo, nonché parte della Crimea e di Chersoneso. I russi chiamavano Bisanzio il “Regno greco” perché lì predominava la cultura ellenizzata e la lingua ufficiale era il greco.

Contatti Rus' di Kiev con Bisanzio, confinanti attraverso il Mar Nero, iniziò nel IX secolo. Inizialmente le due potenze erano in conflitto tra loro. I russi hanno ripetutamente fatto irruzione nei loro vicini.

Ma gradualmente la Rus' e Bisanzio smisero di combattere: si rivelò più redditizio per loro essere "amici". Inoltre, i russi riuscirono a distruggere la minaccia per Costantinopoli Khazar Khaganato. Entrambe le potenze iniziarono a stabilire legami diplomatici e commerciali.

Cominciarono ad essere praticati anche i matrimoni dinastici. Pertanto, una delle mogli del principe russo Vladimir Svyatoslavich era Anna, la sorella dell'imperatore bizantino Vasily II. La madre di Vladimir Monomakh era Maria, la figlia dell'imperatore Costantino IX Monomakh. E il principe di Mosca Ivan III era sposato con Sophia Paleolog, nipote ultimo imperatore Bisanzio di Costantino XI.

Religione

La cosa principale che Bisanzio diede alla Rus' fu la religione cristiana. Nel IX secolo, la prima chiesa ortodossa fu costruita a Kiev e, presumibilmente, la principessa Olga di Kiev divenne la prima sovrana russa ad essere battezzata. Suo nipote, il principe Vladimir, come sappiamo, divenne famoso come il battista della Rus'. Sotto di lui tutti gli idoli pagani di Kiev furono demoliti e furono costruite chiese ortodosse.

Insieme ai dogmi dell'Ortodossia, i russi adottarono i canoni di culto bizantini, compresa la sua bellezza e solennità.

Questo, tra l'altro, è diventato l'argomento principale a favore della scelta della religione - gli ambasciatori del principe Vladimir, che hanno assistito al servizio a Sofia di Costantinopoli, hanno riferito: “Siamo venuti in terra greca e ci hanno portato dove servono il loro Dio, e non lo sapevamo - in cielo o in terra noi, perché non esiste uno spettacolo simile e una tale bellezza sulla terra, e non sappiamo come raccontarlo - sappiamo solo che Dio abita lì con le persone, e il loro il servizio è migliore che in tutti gli altri paesi. Non possiamo dimenticare che la bellezza, perché ogni persona, se gusta il dolce, poi non prenderà l’amaro, quindi non possiamo più restare qui”.

Anche le caratteristiche del canto in chiesa, della pittura di icone e dell'ascetismo ortodosso furono ereditate dai bizantini. Dal 988 al 1448 la Chiesa ortodossa russa fu metropolita del Patriarcato di Costantinopoli. La maggior parte dei metropoliti di Kiev a quel tempo erano di origine greca: furono eletti e confermati a Costantinopoli.

Nel XII secolo, uno dei più grandi santuari cristiani fu portato in Rus' da Bisanzio: l'antica icona della Madre di Dio, che divenne nota a noi come l'icona di Vladimir.

Economia

I legami economici e commerciali tra Russia e Bisanzio furono stabiliti ancor prima del battesimo della Rus'. Dopo che la Russia ha adottato il cristianesimo, è diventata solo più forte. I commercianti bizantini portarono tessuti, vini e spezie nella Rus'. In cambio portavano via pellicce, pesce e caviale.

Cultura

Si è sviluppato anche lo “scambio culturale”. Così, il famoso pittore di icone della seconda metà del XIV - inizio XV secolo, Teofane il Greco, dipinse icone nelle chiese di Novgorod e Mosca. Non meno famoso è lo scrittore e traduttore Maxim il Greco, che morì nel 1556 nel Monastero della Trinità-Sergio.

L’influenza bizantina è visibile anche nell’architettura russa dell’epoca. Grazie a lui iniziò per la prima volta nella Rus' la costruzione di edifici in pietra. Prendiamo, ad esempio, le cattedrali di Santa Sofia a Kiev e Novgorod.

Gli architetti russi appresero dai maestri bizantini sia i principi della costruzione che i principi della decorazione delle chiese con mosaici e affreschi. È vero, le tecniche dell'architettura tradizionale bizantina si combinano qui con lo “stile russo”: da qui le numerose cupole.

Lingua

Dalla lingua greca, i russi hanno preso in prestito parole come “quaderno” o “lampada”. Al battesimo, ai russi furono dati nomi greci: Peter, George, Alexander, Andrey, Irina, Sophia, Galina.

Letteratura

I primi libri nella Rus' furono portati da Bisanzio. Successivamente, molti di loro iniziarono a essere tradotti in russo, ad esempio le vite dei santi. C'erano anche opere di contenuto non solo spirituale, ma anche artistico, ad esempio la storia delle avventure del coraggioso guerriero Digenis Akrit (nella rivisitazione russa - Devgenia).

Formazione scolastica

Creazione Scrittura slava Sulla base della lettera cartacea greca, siamo debitori alle figure di spicco della cultura bizantina, Cirillo e Metodio. Dopo l'adozione del cristianesimo, scuole costruite sul modello bizantino iniziarono ad aprire a Kiev, Novgorod e in altre città russe.

Nel 1685, i fratelli Ioannikiy e Sophrony Likhud, immigrati da Bisanzio, su richiesta del patriarca Gioacchino, aprirono l'Accademia slavo-greco-latina a Mosca (presso il monastero Zaikonospassky), che divenne il primo istituto di istruzione superiore nella capitale russa.

Nonostante il fatto che l'Impero bizantino cessò di esistere nel 1453 dopo che gli Ottomani conquistarono Costantinopoli, in Russia non fu dimenticato. Nella seconda metà del XIX secolo nelle università russe fu introdotto un corso di studi bizantini, in cui si studiava la storia e la letteratura bizantina. In tutte le istituzioni educative la lingua greca era inclusa nel curriculum, soprattutto perché la maggior parte dei testi sacri erano in greco antico.

"Per quasi mille anni, la coscienza del coinvolgimento spirituale nella cultura di Bisanzio è stata organica per i sudditi ortodossi dello stato russo", scrive G. Litavrin nel libro "Bisanzio e la Rus'". “È naturale, quindi, che lo studio della storia, dell’arte e della cultura della patria dell’Ortodossia fosse un’area importante e prestigiosa della conoscenza umanitaria in Russia”.